Le istituzioni finanziarie giapponesi stanno per varare una legge sulle criptovalute. O, per meglio dire, una legge che favorisce la nascita, la crescita e lo sviluppo delle aziende crypto. Si tratta di un concreto cambio di passo che potrebbe porre il Giappone tra i leader internazionali del settore.
Vediamo dunque di cosa si tratta, indaghiamo sulle implicazioni di questa normativa e ragioniamo sulle possibilità che il caso possa fare scuola.
Cosa sta succedendo in Giappone
In realtà, non si tratta di esattamente di una legge sulle criptovalute, bensì di una legge che liberalizza le attività di investimento dei Venture Capital, ovvero i finanziamenti diretti ad aziende con grandi prospettive di crescita.
In buona sostanza, la legge dovrebbe ammettere anche le criptovalute e in generale gli asset del web3 tra gli strumenti che le società di investimento possono acquisire e detenere. Ciò apre la possibilità ai Venture Capital di coinvolgere direttamente le startup crypto e web3.
Si tratta di un cambio di passo concreto, se non addirittura radicale. Fino a questo momento, infatti, le startup giapponesi operanti in questo settore dovevano fare affidamento esclusivamente agli investitori stranieri. Si è trattato ovviamente di un freno importante, di un ostacolo alla crescita per alcuni quasi insormontabile.
Questa legge non va intesa come la classica cattedrale nel deserto ma si inserisce all’interno di una fase specifica della legislazione giapponese. Una fase che arride alle novità tecnologiche del mondo crypto e del web3. Già a fine 2023, per esempio, il legislatore aveva allentato le maglie della fiscalità, esentando le società dalla valutazione del valore di mercato per le crypto rilasciate da terzi.
La ratio della nuova legge sulle criptovalute del Giappone
La nuova legge sulle criptovalute segnala una visione chiara da parte del legislatore Giappone ed è frutto di una ratio evidente: aggiornare il paese nipponico, porlo alla testa di un settore che sembra poter dominare la scena futura. Sullo sfondo, la volontà di confermare la capacità, da parte Giappone, di fare proprie le tecnologie più recenti e allo stesso tempo gestirle con fare pionieristico. L’innovazione, d’altronde, è un asset vero e proprio in Giappone, una chiave strategica, e lo è da parecchi decenni.
Va detto che questa svolta non era comunque scontata. Le istituzioni fanno comunque fatica a seguire il passo e talvolta guardano con sospetto il mondo delle criptovalute. Di certo, lo fanno quando ragionano sui temi finanziari, ma non mancano chiusure anche in relazione alle mere dinamiche tecnologiche.
Rimane da vedere se altri paesi seguiranno l’approccio del Giappone. Il varo di questa nuova legge conferisce al paese asiatico un certo vantaggio competitivo, e ciò potrebbe suonare come campanello d’allarme per tutti gli altri.
Lo spinoso tema delle normative
Il varo di questa nuova legge sulle criptovalute, ovvero sui finanziamenti delle startup crypto, fornisce l’occasione per una riflessione sulle normative, ovvero sul rapporto tra il legislatore e il settore.
Non c’è dubbio che vi sia un deficit di norme, in alcuni casi molto grave in quanto capace di soffocare le attività imprenditoriali e finanziarie più interessanti. Una mancanza determinata da due paure distinte: da un lato, quella di spianare la strada a utilizzi poco consoni; dall’altro quella di creare squilibri nel sistema attuale. In ogni caso, si tratta di aprire le porte dell’ignoto, di compiere un salto non da poco.
In questo senso, il Giappone ha operato una scelta coraggiosa: fidarsi delle startup e delle aziende, della loro capacità di individuare soluzioni sostenibili, che possano concretizzare un’evoluzione tecnologica e allo stesso tempo integrarsi con l’esistente.