Al giro di boa la legalizzazione delle scommesse sportive negli USA, ora anche le leghe professionistiche la appoggiano, ma vogliono la loro parte.
In Europa ed in Italia siamo abituati a poter scommettere su qualsivoglia tipo di evento sportivo. Non è così negli Stati Uniti, ma le cose potrebbero presto cambiare.
Attualmente la legge Amateur Sports Protection Act (PASPA), in vigore dal 1992, sancisce infatti il divieto di scommettere su tutto il territorio statunitense ad eccezione di alcuni Stati, legati prevalentemente a Atlantic City, Las Vegas ed i casinò all’interno delle riserve indiane.
Già qualche mese fa lo stato del New Jersey ha presentato un ricorso contro la PASPA, ottenendo il rapido appoggio di alcuni Stati Federali ed associazioni legate al gaming. A sostengo della regolamentazione i benefici dagli introiti che ne deriverebbero per le casse statali e la lotta alla criminalità ed alle giocate clandestine.
È stato stimato infatti che in alcuni eventi sportivi le scommesse “illegali” toccassero picchi di addirittura oltre il 90% sul totale giocato. Un giro di miliardi di dollari. Consegnato, come spesso ci hanno abituato a vedere i film americani, nelle mani dei classici allibratori clandestini.
Le legge che vieta le scommesse sportive, la PASPA, è ora al vaglio della Corte Suprema. Entro giugno una sentenza potrebbe renderla anticostituzionale, aprendo così la possibilità di legislazione autonoma da parte di ogni singolo Stato.
Le leghe professionistiche americane, da sempre contrarie alla legalizzazione a favore dell’integrità dello sport, stanno ora cambiando senso di marcia. La regolarizzazione sempre più vicina e il grande giro d’affari collegato, hanno spinto infatti le leghe a cercare di sedersi sul tavolo delle trattative.
A gennaio la prima a muoversi è stata la NBA, che ha presentato alla Commissione del Senato dello Stato di New York un piano per la legalizzazione delle scommesse sportive. Facile pensare come da lì a poco tempo anche MLB (baseball) e PGA (golf) si siano mosse a sostegno della lega di basket.
La richiesta potrebbe sembrare bassa, ma così non è. Trattasi dell 1% su ogni scommessa piazzata, stimati nell’esempio NBA in 2 miliardi di dollari a stagione. Pretesa giustificata per accollarsi accollarsi i rischi e per investire in tecnologie all’avanguardia al fine di contrastare il fenomeno di puntate anomale o del match fixing.
Chi ancora si batte contro la legalizzazione è naturalmente la Ncaa, che riunisce tutte le attività sportive universitarie. In America sono molto seguite e la legalizzazione delle scommesse potrebbe gravare in maniera forte sull’integrità di tutti i singoli match. Gli atleti universitari, infatti, non essendo pagati potrebbero essere molto più vulnerabili di fronte alla immensi cifre gravitanti gli eventi.
Nell’attesa di giugno, quando la Corte Suprema prenderà una decisione sulla questione, siamo sicuri che già molti operatori di scommesse sportive stiano muovendo i primi passi. Stay Tuned…