Che cos’è la blockchain? E’ una domanda che si pongono sempre più persone. D’altronde, il termine è ormai entrato a far parte del discorso pubblico e coinvolge tanto la sfera economica quanto quella degli investimenti. La questione infatti non riguarda solo le criptovalute, asset comunque strettamente legati alla tecnologia blockchain, ma più in generale il rapporto tra i vari attori economici.
E’ dunque utile fornire una definizione quanto più chiara possibile del termine blockchain, spiegare come funziona, elencare alcune delle principali applicazioni.
Che cos’è è la blockchain? Una spiegazione minimale
La blockchain è una tecnologia, o per meglio dire una famiglia di tecnologie. Esse fanno capo al concetto di registro distribuito, o Distributed Ledger come viene chiamato ufficialmente.
Per estensione, il termine indica anche i sistemi e piattaforme che fanno uso di questa tecnologia.
Dunque si potrebbe definire la blockchain come un sistema in cui il consenso alle transazioni – o a un qualsiasi scambio di dati – è concesso potenzialmente da tutti i nodi della rete.
E’ block in quanto ogni transazione-scambio può formare un blocco. E’ chain in quanto è strutturata come una catena di blocchi.
Esistono svariate tipologie di blockchain. Le più diffuse sono:
- Blockchain permissionless, in cui tutti gli esecutori di transazione formano potenzialmente dei nodi, e quindi la validazione passa attraverso il consenso di tutti. E’ la tecnologia utilizzata dalle criptovalute più pure, come Bitcoin ed Ethereum.
- Blockchain permissioned, in cui i nodi sono formati solo da alcuni “attori autorizzati”, presenti spesso nell’ordine delle decine o delle migliaia, che vengono elevati a nodi convalidanti. Fanno uso di questa tecnologia, tra gli altri, le criptovalute Corda e Hyperledger.
Esistono poi alcuni sistemi ibridi, che fanno uso dell’una e dell’altra tecnologia. Per esempio, il sistema che sta alla base della criptovaluta Ripple.
Come funziona la blockchain?
Il meccanismo è complicato dal punto di vista tecnico ma semplice dal punto di vista delle dinamiche. In buona sostanza, ogni qualvolta si effettua una transazione, da un lato si aggiunge un blocco alla catena e dall’altro deve essere “convalidata” da tutti gli altri blocchi già esistenti. Questo sistema determina alcuni vantaggi.
- Automazione del processo. La risposta più esatta alla domanda che cos’è la blockchain, alla fine della fiera, potrebbe essere questa: un processo automatico di convalida degli scambi. A differenza di quanto capita attualmente in qualsiasi ambito, affinché gli scambi vengano eseguiti, certificati e protetti non è necessario alcun intervento diretto, sia esso condotto da una “macchina” o da un essere umano.
- Disintermediazione. Di conseguenza, non è necessario alcun intermediario a sovrintendere il processo o fare da garante. Sono gli stessi nodi della rete, ovvero i partecipanti al sistema, ad assolvere a questa funzione.
- Sicurezza. La blockchain è una tecnologia apprezzata per le garanzie di sicurezza dai tentativi di violazione esterni, tema molto sensibile al giorno d’oggi (vedi cybersecurity). Il motivo è semplice: violare un blocco significherebbe violare tutti i blocchi, ingannare un nodo significa ingannare tutti i nodi (o almeno quelli che partecipano al processo di convalidazione).
- Tracciabilità. Dal momento che tutte le blockchain sono strutturate come una catena di blocchi, ogni transazione, ogni scambio di dati è pienamente tracciabile.
Quali sono le applicazioni della blockchain
La blockchain è una tecnologia – anzi un insieme di tecnologie come abbiamo visto – che risponde a un bisogno di automazione, sicurezza, decentralizzazione. In ragione di ciò, può e dev’essere applicata a molti settori.
Alcuni collegamenti appartengono all’immaginario collettivo, come quello con le criptovalute, altri sono meno scontati ma non meno importanti.
Blockchain e criptovalute
Il rapporto tra blockchain e criptovalute è molto stretto, quasi iconico. Il motivo è semplice: sono i primi asset a cui la blockchain è stata applicata. In un certo senso, sono nate insieme.
Del resto, le criptovalute sono affamate di decentralizzazione/disintermediazione, in quanto nate per sfuggire al potere discrezionale delle banche centrali. Sono ugualmente affamate di sicurezza, in quanto comportano uno scambio di beni.
Attualmente, tutte le criptovalute si appoggiano a una blockchain o a una qualche forma di registro condiviso. Certo, negli ultimi anni la tecnologia si è evoluta, soprattutto per ridimensionare il più grande effetto collaterale della blockchain: la lentezza.
A mano a mano che la criptovaluta si diffonde, che i volumi di traffico aumentano, la catena si riempie di blocchi e il processo rallenta. Una dinamica non di poco conto, se si considera che ancora oggi le criptovalute sono intese come asset speculativi, e in quanto tali richiedono un certo tempismo nell’acquisto e nella vendita.
Attualmente è stato raggiunto un discreto compromesso tra velocità e sicurezza.
Blockchain e settori economici/finanziari
Ma le blockchain possono dire la loro in tutti quegli ambiti caratterizzati dalla necessità di “scambiare” qualcosa, che siano dati, diritti e doveri (contratti), prodotti, servizi, asset etc. Di nuovo, a incidere è la possibilità di eliminare i livelli di intermediazione, snellendo tutti i processi. Stesso discorso per le garanzie di sicurezza, determinate dalla partecipazione dei medesimi nodi che formano il sistema.
Alcuni arrivano a teorizzare che la blockchain possa sostituire tutte le attività che richiedono il consenso e la validazione da parte di un pubblico ufficiale, ma per ora tali applicazioni sono solo accennate.
In linea di massima, tra i settori che a breve potrebbero essere rivoluzioni dalla blockchain vi sono:
- Finanza e assicurazioni, ovvero compravendita di prodotti finanziari e assicurativi
- Vendita all’ingrosso e al dettaglio
- Gestione della proprietà intellettuale
- Gestione dei media, in una prospettiva di tracciamento delle informazioni (e conseguente lotta alle fake news)