Il futuro è della blockchain? Un sondaggio rivela i desideri reconditi delle grandi imprese

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L'integrazione delle blockchain tra i desideri delle imprese

A giudicare da un recente sondaggio, il futuro sembra parlare il linguaggio delle crypto e della tecnologia blockchain.

Il riferimento è al sondaggio di Paxos, che ha indagato il rapporto tra le medio-grandi imprese finanziarie, il mondo delle criptovalute e la tecnologia blockchain.

Un sondaggio interessante e che offre molti spunti di riflessione, sia sul sentiment intorno a questi formidabili strumenti sia sugli ostacoli che si frappongono a una loro integrazione nel sistema economico-produttivo.

Vale dunque la pena indagare e commentare le evidenze dell’ultimo lavoro di Paxos.

Il sondaggio

Paxos non è propriamente un istituto di ricerca, bensì un erogatore di servizi finanziari, con un core per gli asset digitali e blockchain-based. Parallelamente al suo business principale, si occupa di ricerca, dunque non è nuovo ai sondaggi. Ebbene, la sua ultima fatica “statistica” prende il nome di 2023 Enterprise Digital Asset Adoption Report e ha coinvolto un campione consistente di player della finanza.

Per la precisione, ha interpellato 400 dirigenti operanti negli Stati Uniti. Dirigenti importanti, a capo di società di servizi finanziari con almeno 5 milioni di utenti e 50 miliardi di dollari in gestione.

Ad essi ha posto domande circa eventuali progetti crypto “in pancia” alle loro società, oppure di là da venire.

Ciò che ne è uscito fuori ha dell’incredibile: il 99% di dirigenti ha dichiarato che la propria impresa, in questo 2023, si è concentrata su progetto crypto o blockchain in misura superiore rispetto agli anni passati.

Insomma, l’adozione di strumenti crypto/blockchain da parte delle società di servizi finanziari sembra decisamente in crescita. Anzi, segnala una progressione importante, persino superiore a quanto ci si potesse attendere.

Gli ostacoli verso una integrazione di crypto e blockchain

Eppure c’è un ma. La maggior parte dei dirigenti interpellati ha anche manifestato un certo dispiacere per la difficoltà a seguire questi progetti. In un certo senso, le ambizioni sono frustrate dalla presenza di alcuni ostacoli.

Di che ostacoli parlano? Paxos ha chiesto anche questo.

  • Complessità tecnica (56% degli intervistati). Che integrare l’impiego delle crypto e gli strumenti legati alla blockchain nei propri processi produttivi sia complesso, è sempre stato sotto gli occhi di tutti. Tuttavia tale dinamica sembra pesare più del previsto, soprattutto alla luce della difficoltà a trovare specialisti del settore.
  • Volatilità del mercato (51% degli intervistati). Anche la volatilità del mercato gioca un ruolo cruciale. Il riferimento è certamente al mercato crypto, che si caratterizza ancora per oscillazioni importanti, benché meno imprevedibili e impattanti rispetto a qualche anno fa.
  • Costi elevati (43%). Allo stato dell’arte, e se si escludono poche piccole isole felici, integrare strumenti crypto e blockchain, portare avanti progetti di medio e lungo termine, costa ancora molto.

Come interpretare il sondaggio

Alcuni potrebbero pensare che Paxos tiri acqua al suo mulino. D’altronde, è una piattaforma di servizi crypto, digitali e blockchain che ha condotto un sondaggio circa la percezione degli strumenti crypto, digitali e blockchain. Tuttavia, è sufficiente dare un’occhiata al documento completo per realizzare che il sondaggio è stato condotto correttamente, rispettando i principi cardine della ricerca statistica. A partire dal campione, che è ben dimensionato e bilanciato.

Dunque, si può utilizzare il sondaggio di Paxos come spunto di riflessione.

Una riflessione sulla maturità che il mondo crypto e la tecnologia blockchain ha già raggiunto. Che calamitino l’interesse dei grandi colossi, che sono dediti alle sperimentazioni, non stupisce più di tanto. Che facciano parte dell’orizzonte delle imprese medie è invece sorprendente, e fa ben sperare chi auspica un cambiamento nel modo di intendere la finanza.

Allo stesso tempo, fa riflettere l’altezza delle barriere all’entrata, l’apparente assenza di servizi onnicomprensivi che possano facilitare le imprese desiderose di compiere il grande passo.