JP Morgan lancia l’allarme su Tether. Secondo il colosso finanziario, la stablecoin più famosa al mondo rischia di mettere a repentaglio le criptovalute concorrenti e, in generale, l’intero mercato delle criptovalute. La questione ruota attorno al rapporto con la normativa, con quella esistente e con quelle in arrivo.
Vediamo dunque quali rischi paventa JP Morgan e ragionamento sulla fondatezza dei suoi timori.
L’ipotesi di JP Morgan
Giovedì 1° febbraio JP Morgan ha pubblicato un rapporto molto critico su Tether. In buona sostanza, ha dichiarato che la sua intensa e rapida espansione potrebbe generare conseguenze nefaste per le altre stablecoin e finanche per il mondo crypto nella sua globalità. Per inciso, Tether ha raggiunto di recente quota 100 miliardi in capitalizzazione, ponendosi nel medesimo ordine di Bitcoin (che però ha superato gli 800 miliardi) e ampliando la distanza rispetto alle dirette concorrenti: USDC e PYUSD.
Da cosa derivano questi rischi? Secondo JP Morgan, dalla generale opacità di Tether, dalla sua intrinseca mancanza di conformità. Un problema soprattutto in un periodo come questo, caratterizzato da una crescita esponenziale dell’attenzione dei policy maker al tema delle normative. In buona sostanza, l’opacità di Tether potrebbe generare una reazione particolarmente intensa da parte del legislatore, e quindi l’elaborazione di un impianto normativo eccessivamente stringente. Con il risultato che, a farne le spese, sarebbe tutto il comparto.
JP Morgan non manca però di rilevare il classico rovescio della medaglia, ancorché a beneficio di una porzione circoscritta di investitori. Chi investe in stablecoin ma, allo stesso tempo, di per sé opera con un approccio già in linea con le prospettive normative più rigide, potrebbe beneficiare di questo nuovo corso.
Ad ogni modo, alle critiche di JP Morgan fanno da contraltare le dichiarazioni di Paolo Ardoino, CEO di Tether, secondo cui la straordinaria crescita della stablecoin potrebbe essere negativa per alcuni competitor, magari provenienti dal settore bancario, ma fin qui non si sono visti risvolti negativi per i mercati.
I timori di JP Morgan su Tether sono fondati?
L’obiezione di Ardoino fornisce l’occasione per discutere della prima obiezione che si può muovere al rapporto di JP Morgan. Senza scadere in uno sterile processo alle intenzioni, va rilevato che JP Morgan è in procinto di varare una sua stablecoin, dunque potrebbe essere considerata parte in causa. E’ probabile che Ardoino, parlando di “stablecoin provenienti dal settore bancario” abbia fatto riferimento proprio a questo piccolo particolare.
Un’altra obiezione potrebbe riguardare gli stessi movimenti dei mercati. Un rischio come quello paventato da JP Morgan avrebbe dovuto provocare qualche sommovimenti, magari causato dal tentativo degli investitori di scontare i rischi normativi. Ebbene, questi sommovimenti non ci sono stati, o sono stati minimi e non direttamente riconducibili al fenomeno in questione.
Allo stesso tempo, gli elementi per spezzare una lancia a favore del colosso americano non mancano. Su tutti, la tendenza dei policy maker a procedere a strappi, ad accelerare sul percorso della regolamentazione a fasi alterne. In questo contesto, è lecito pensare che le accelerazioni abbiano una componente in qualche modo contingente, dipendente quindi dalle vicende di questa o quella criptovaluta. Non è quindi lunare l’ipotesi secondo cui la presunta opacità di Tether possa incidere sul grado di severità delle future normative.
Un focus sulle stablecoin
Il botta e risposta tra JP Morgan e Tether fornisce l’occasione per fare il punto sulle stablecoin. Cosa sono nello specifico? Come funzionano? Quale importanza rivestono per il mercato?
Le stablecoin si caratterizzano per il vincolo a un asset reale, che funge un po’ da garanzia. In ragione di ciò, come suggerisce il nome, sono ben poco volatili. Tether e USDC, per esempio, fanno riferimento al valore del dollaro.
Le stablecoin sono importanti in quanto sono le uniche che sembrano poter rubare lo scettro alle valute tradizionali. Sono per lo più decentralizzate e gestite mediante blockchain, ma sono anche stabili in un certo senso meritevoli di fiducia. Un dettaglio importante, quando si parla di mezzi di pagamento.