Bitget lancia l’allarme sul rapporto tra blockchain e stereotipi di genere. Lo fa con una ricerca che mette in luce le disparità di trattamento tra le startup guidate da uomini e le startup guidate dagli donne.
In generale, una risorsa utile per comprendere come si sviluppa il mondo dell’imprenditoria legata alla blockchain e individuare gli eventuali vulnus che la caratterizzano.
Ne parliamo qui, dando spazio ai risultati della ricerca di Bitget e operando una riflessione su Blockchain, startup e stereotipi di genere.
La ricerca di Bitget
Bitget è un broker specializzato in criptovalute con una forte vocazione all’analisi. Da qui, la tendenza a organizzare studi di settore e a fare ricerca. L’ultima fatica di Bitget in questo ambito è uno studio sui finanziamenti ottenuti dalle startup impegnate nella blockchain. Lo studio verrà presentato al Web3 Hub di Davos, che si terrà nell’omonima città svizzera dal 15 al 18 gennaio 2024. I risultati salienti, tuttavia, sono stati comunicati. E sono sorprendenti.
Che ci fosse una certa differenza nella mole di finanziamenti ottenuti da startup al femminile e startup al maschile, era prevedibile. Che tale differenza raggiungesse livelli così allarmanti, se lo aspettavano in pochi.
In estrema sintesi, e stando allo studio di Bitget, solo il 6% dei finanziamenti in ambito blockchain messi a disposizione da enti, aziende e istituti è andato a startup guidate da donne. Si parla di cifre importanti. Su un totale di 27,85 miliardi di dollari, 1,77 miliardi sono andati a startup guidate da donne. Il resto, logicamente, è andato a startup guidate da uomini.
Questo dato si incrocia con un altro, forse ancora più allarmante. Nel 2022, il numero di startup guidate da donne attive nel settore blockchain è diminuito drasticamente, facendo segnare un inquietante -45,2%.
La crudezza di questi dati è stata sottolineata dal CEO di Biteg, Gracy Chen, che ha chiosato:
“Le disparità messe in luce dal nostro studio servono a ricordare che dobbiamo lottare in modo proattivo per un ecosistema in cui talento e potenziale siano gli unici criteri, nonché privo di pregiudizi di genere. Rimane forte il nostro impegno nel promuovere un ambiente inclusivo, in cui tutti, indipendentemente dal genere, godano di pari opportunità all’interno di questo settore in trasformazione”.
Come leggere questi dati
Come spiegare questi dati? Esiste veramente un pregiudizio di genere nel mondo Blockchain, o almeno in ambito finanziamenti? Secondo la stessa Gracy Chen sì. E’ lei stessa, in un contributo di Dailycoin.com, a raccontare un aneddoto a supporto di questa tesi.
“Quando stavo raccogliendo capitali per la mia azienda qualche anno fa, un VC mi disse senza mezzi termini: ‘Gracy, ci piace il tuo progetto, ma non investiamo molto nelle imprenditrici, soprattutto quelle che hanno appena ottenuto sposato e non ha ancora avuto figli’. Quella era la fase della mia vita in quel momento. Pertanto, penso che ci sia un pregiudizio verso le donne che antepongono la loro famiglia alla carriera”.
Il tema può essere dunque analizzato sotto due punti di vista. Da un lato, il pregiudizio di alcuni finanziatori, secondo cui le donne non avrebbero le capacità necessarie a portare avanti un progetto di carattere così squisitamente tecnico. Dall’altro, i pregiudizi legati al rapporto tra maternità e lavoro, che porrebbe le donne davanti a una tragica scelta: o la carriera o la famiglia.
C’è da considerare anche la rappresentazione che nei media generalisti e specializzati si fa del mondo blockchain. Una rappresentazione che vede la presenza esclusiva di individui di sesso maschile, e che non sembra concedere il giusto spazio alle donne, nemmeno in una prospettiva futura.