Cosa è un Exchange? A cosa serve? Come si utilizza? Sono domande fondamentali, che si pongono tutti coloro che si stanno approcciando al mondo delle criptovalute. Rispondere, e quindi avere piena consapevolezza su questi fondamentali strumenti, significa compiere il primo passo da investitori crypto.
In questa breve ma esaustiva guida parliamo approfonditamente degli Exchange, descrivendone funzioni e usi, fornendo una panoramica delle categorie cui fanno riferimento.
Una definizione di Exchange
Un Exchange è esattamente ciò che il suo nome suggerisce: una piattaforma di scambio. Al suo interno, gli utenti possono scambiare criptovalute con altre criptovalute. Spesso e volentieri, possono scambiare anche criptovalute con valute fiat (euro, dollaro, sterlina, yen etc.) e viceversa.
Gli Exchange dunque rappresentano i software di base per il trading di valuta virtuale, per l’acquisto e la vendita. Si prestano a usi speculativi o anche solo per la creazione di wallet da mantenere nel tempo.
Il mondo degli Exchange è molto eterogeneo. Alcuni sono centralizzati, altri sono decentralizzati. Alcuni mettono a disposizione un wallet proprietario, altri si agganciano a wallet di terze parti. Alcuni propongono funzioni aggiuntive, che trasformano le criptovalute da asset di investimento a valuta circolante (o almeno ci provano) altri si limitano a rendere possibile gli ordini di acquisto/vendita.
Affronteremo queste differenze nei prossimi paragrafi. Tuttavia, vale subito la pena parlare dei “rivali” principali degli Exchange, ovvero le realtà operanti nel mondo del trading che offrono un approccio diverso e alternativo: i broker CFD.
Se gli Exchange consentono di scambiare criptovalute reali, i broker CFD costringono ad operare – per l’appunto – con i CFD, prodotti derivati che seguono il prezzo delle criptovalute. In questo modo, il trader può sfruttare le oscillazioni di prezzo di Bitcoin e affini. Tuttavia non li detiene veramente, non li può spendere, non li può utilizzare.
Alcuni preferiscono i CFD in quanto più leggeri, a volte meno costosi (ma dipende dal broker). I veri investitori crypto, tuttavia, scelgono la via del trading diretto e quindi utilizzano solo gli Exchange.
Che cosa sono e come funzionano gli exchange centralizzati e decentralizzati
Il primo criterio da considerare è senz’altro il binomio centralizzazione-decentralizzazione.
Dunque cosa sono e come funzionano gli exchange centralizzati e gli exchange decentralizzati?
Gli Exchange centralizzati sono creati e gestiti da un’organizzazione, società, compagnia, azienda etc. Sono prevalentemente loro a detenere i fondi e a proteggerli dai tentativi di hackeraggio. La piattaforma, il software di appoggio, è proprietario. Nella stragrande maggioranza dei casi, consentono di scambiare non solo criptovalute, ma anche valute fiat.
Gli Exchange decentralizzati sono, in un certo senso, open source. In ragione di ciò, non potendo fungere da “garanti”, non consentono lo scambio con valute fiat. Inoltre, non consentono il prelievo secondo i metodi di pagamento tradizionali. I fondi non sono gestiti da un’azienda o da una qualche realtà capace di supervisionare, dunque la loro protezione e conservazione è demandata ad enti terzi.
Gli Exchange centralizzati sono molto più diffusi e frequentati, anche perché parecchio più facili da utilizzare. Di base, è sufficiente iscriversi, impostare l’autenticazione a due fattori e utilizzare l’interfaccia – in genere user friendly – per acquistare, vendere, depositare e prelevare. Oppure, perché no, svolgere le attività collaterali che gli Exchange più forniti mettono a disposizione.
Gli Exchange decentralizzati, di contro, sono riservati ai veri esperti, a chi preferisce l’anonimato. Consentono un maggior margine di discrezione ma costano molto di più. Spesso l’interfaccia è minimale, non di rado richiede competenze importanti per essere esplorata appieno.
C’è un’altra differenza sostanziale tra Exchange centralizzati e decentralizzati. Solo i primi sono regolamentati. Alcune mele marce esistono, ma in linea di massima, almeno da qualche anno a questa parte, si segnala una discreta collaborazione tra enti regolatori ed Exchange centralizzati.
Cosa è possibile fare con gli Exchange
Ne abbiamo già parlato, lo scopo principale degli Exchange è consentire agli utenti di acquistare o vendere criptovalute (ma anche valute fiat). Rappresentano dunque i principali strumenti con cui commerciare valute virtuali.
Nel corso degli ultimi anni, tuttavia, alcuni Exchange di carattere pionieristico hanno messo a disposizione funzioni e servizi diversi, a tal punto da essere considerati come dei riferimenti a trecentosessanta gradi, o addirittura delle vere e proprie banche.
Il riferimento è a quegli Exchange che hanno stretto accordi con alcuni circuiti di pagamento internazionali e rilasciano delle vere e proprie carte di credito/debito con cui spendere le proprie criptovalute. Ecco che l’Exchange diventa quasi un istituto finanziario, il wallet si trasforma in una sorta di conto corrente.
Il tentativo è palese: realizzare l’obiettivo principale delle criptovalute, ovvero fungere da moneta circolante, da alternativa ai vari euro, dollaro, sterlina etc. Ovviamente, questo intento si scontra con il numero relativamente ristretto di punti vendita che, online e soprattutto offline, accettano i vari Bitcoin, Ethereum e Litecoin.
Altri Exchange, poi, operano in profondità, consentendo agli utenti di sfruttare appieno la proprietà delle criptovalute. Pensiamo solo allo staking, un servizio con il quale è possibile destinare parte delle proprie sostanze alle attività altrui (principalmente mining) in cambio di rendimenti o altri benefit. Un servizio, questo, che ricorda l’allocazione di capitale all’interno di fondi. D’altronde, si tratta di “bloccare” le proprie criptovalute per ottenerne altre in cambio.