L’euro digitale potrebbe essere “presto” realtà. Le virgolette sono d’obbligo, in quanto il progetto è ancora agli inizi. Ma non è dubbio: le intenzioni della BCE sono serie.
A dimostrarlo, tra l’altro, l’accelerazione che su questo fronte il massimo istituto europeo ha compiuto negli ultimi giorni. Per la precisione, ha pubblicato ben cinque bandi rivolti ad aziende europee, i quali lasciano intravedere il profilo dell’euro digitale, o almeno conferiscono corpo alle aspirazioni della BCE.
Ne parliamo in questo articolo, in cui daremo conto delle novità, presenteremo un’ipotesi sull’esordio di questo interessante asset, offriremo qualche riflessione a beneficio degli investitori.
Euro digitale: inizia la seconda fase
Prima di tutto rispondiamo a questa domanda: che cos’è l’euro digitale? Di base, si tratta della criptovaluta targata BCE. Anzi, si tratterà. Ovviamente la criptovaluta ancora non esiste, se non nelle intenzioni del board del massimo istituto europeo. Quest’ultimo si sta muovendo con prudenza e metodo, suddividendo l’iter che porterà alla sua creazione in varie fasi.
La prima fase, quello dello studio esplorativo, si è concluso di recente. Lo studio era finalizzato a valutare la sostenibilità di una criptovaluta, nonché la sua utilità per il sistema economico finanziario dell’Unione Europea. Ebbene, lo studio ha dato esito positivo, quindi sta per iniziare la seconda fase.
La seconda fase consiste nella progettazione dell’euro digitale. Per l’occasione, la BCE, sulla base di uno stanziamento di 1,2 miliardi di euro, ha indetto ben cinque bandi.
I bandi, come da tradizione per l’istituto, presentano requisiti stringenti. Per esempio, le aziende devono avere sede in uno dei paesi dell’Unione europea e devono essere gestiti da CEO con passaporto europeo.
I bandi sono finalizzati a individuare soluzioni strategiche, tattiche e operative per l’architettura dell’euro digitale. Nondimeno, puntano a trovare strumenti e più in generale asset, programmi e piani per la prevenzione di frodi. Anzi, solo questo obiettivo la BCE ha stanziato quasi 240 milioni di euro.
Quando vedremo l’euro digitale e come sarà
L’euro digitale è ancora di là da venire, ma la strada è tracciata. Anche perché è già possibile intravedere il profilo della criptovaluta UE, almeno a grandi linee.
Per esempio, l’attenzione posta sulle frodi lascia presagire la volontà di segnare una discontinuità profonda con le criptovalute “commerciali”, per l’appunto tacciate di essere troppo soggette ai tentativi di violazione.
Per il resto, si può ipotizzare la volontà, sempre da parte della BCE, di affiancare l’euro con un asset monetario più flessibile, e che possa essere adottato con relativa facilità anche nei paesi che, pur facendo parte dell’Unione Europea, non hanno ancora adottato l’euro. Non è un dettaglio di poco conto, poiché cela da un lato il desiderio di fornire strumenti comuni e quindi di armonizzare il quadro monetario, e dall’altro la possibilità di trovare una soluzione alla lungaggini che, necessariamente, accompagnano il percorso di adozione dell’euro vero e proprio.
Detto ciò, quando vedremo l’euro digitale? In realtà, il percorso è già segnato. Stando alle dichiarazioni di illustri membri della BCE, si può ipotizzare un’entrata in scena nel 2028.
A cosa stare attenti
Come si dovrebbero porre gli investitori in criptovalute rispetto all’euro digitale? Senz’altro con curiosità, ma per l’entusiasmo forse è meglio attendere ancora un po’.
Anche perché è lecito pensare che l’euro digitale, almeno in quanto a usi e stabilità, sarà più simile all’euro vero e proprio che ai vari Bitcoin, Ethereum etc. Anzi, è probabile che sarà classificato come stablecoin, vista l’auspicabile presenza di un sottostante, di un asset che possa fungere da controvalore o garanzia.
Di certo, adozione della tecnologia crypto da parte di uno dei più importanti istituti monetari fa ben sperare per lo sviluppo del settore. Se è vero che le criptovalute sono ancora osteggiate dai piani alti (ma sempre meno vista l’approvazione degli ETF Bitcoin), è comunque innegabile l’interesse generalizzato per i principi di base e soprattutto per l’architettura tecnologica.