Rivoluzione BRICS: è alle porta una rivoluzione nei sistemi di pagamento?

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BRICS

I paesi BRICS sono pronti alla rivoluzione, almeno in campo finanziario. A quanto sembra dalle dichiarazioni di alcuni importanti policy maker, i paesi cosiddetti emergenti starebbero pensando a un sistema di pagamenti innovativo e alternativo a quello attuale. Starebbero progettando una piattaforma interamente basata sulle criptovalute e sulle blockchain.

La corsa verso l’integrazione di queste tecnologie nelle attività economiche si arricchisce dunque di una nuova tappa. Vediamo cos’hanno in mente i BRICS nello specifico, cosa si sa del progetto e se sussistono le condizioni affinché vada in porto.

Cos’hanno in serbo i paesi BRICS

Per chi non lo sapesse, BRICS è una sigla coniata qualche decennio fa e che fa riferimento a quelli che, una volta, erano i paesi emergenti (e che ora appaiono per lo più parecchio emersi): Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa. Vengono spesso citati in contrapposizione con i paesi occidentali, in primis finanziariamente ed economicamente, e da qualche tempo a questa parte anche politicamente.

A smuovere le acque è stato un articolo della famosa agenzia stampa TASS, di provenienza russa. L’articolo riporta un’intervista a Yury Ushakov, funzionario del Cremlino, che ha enunciato i contorni del progetto.

La Russia, in pieno concerto con i partner, sta pensando a un metodo di pagamento alternativo non solo al dollaro, ma anche alle valute tradizionali. Un metodo di pagamento che, nelle intenzioni dell’intervistato, dovrebbe essere caratterizzato da decentralizzazione e quindi dall’autonomia dal potere politico.

L’intervista fa eco a un rapporto pubblicato dal Ministero delle Finanze russo a inizio Marzo che citava come obiettivo raggiungibile nel medio periodo la creazione di una piattaforma ad hoc, della quale sarebbe noto persino il nome: Multisided BRICS Bridge. 

Questa piattaforma dovrebbe puntare all’emissione e alla gestione di valuta digitale “libera”, acquistabile e spendibile da chiunque, quindi adatta al commercio internazionale.

Una valuta nei pensieri dei suoi progettisti completamente anonima ma che, in realtà, potrebbe essere diretta emanazione delle autorità finanziarie russe. Si pensa infatti a una CBDC. A rigor di termini, non una criptovaluta e meno che mai decentralizzata.

Le CDBC, ovvero le valute digitali delle banche centrali, sono valute (per ora presenti in forma di prototipo o esperimento) che si basano sulla blockchain ma la cui emissione è curata dalle banche centrali, esattamente come le valute fiat.

Lo scopo ultimo dei paesi BRiCS

A prescindere dall’architettura che il progetto adotterà, si intuiscono i motivi dietro alla sua implementazione. A incidere è il carattere competitivo che i rapporti tra BRICS e paesi occidentali stanno assumendo. Una competizione che si gioca su tre livelli.

  • Competizione finanziaria. Il riferimento è alla de-dollarizzazione, il processo che i BRICS cercano di innescare e che determina una progressiva perdita di peso del dollaro sul commercio internazionale. Lo scopo è creare uno scenario alternativo in cui l’influenza degli States sia più rarefatta. I BRICS, trovando arduo competere sul terreno delle valute fiat, i cui rapporti di forza sono troppo definiti, quindi potrebbero cambiare campo e puntare alle valute digitali.
  • Competizione tecnologica. La blockchain è una delle tante frontiere del futuro. Creare una valuta digitale funzionante, e per giunta in grado di collegare le economie di più paesi, significherebbe mettere a segno un punto importante nella corsa tecnologia.
  • Competizione politica. E’ anche una questione di immagine, di potere esercitato e di potere percepito. Se i BRICS saranno in grado di creare un ambiente finanziario alternativo a quello predisposto dall’Occidente, dimostreranno di essere capaci di creare anche una visione politica alternativa.

Le sfide che i paesi BRICS devono affrontare e i pessimi precedenti

Quante sono le probabilità che il progetto vada in porto? E’ ancora presto per dirlo. In primo luogo, perché i particolari più importanti, quelli tecnici, scarseggiano. In secondo luogo, perché il progetto è ancora alla fase delle dichiarazioni di intenti. 

Di positivo, per chi spera in questo cambio di passo, c’è l’apparente solerzia con cui i BRICS si stanno legando l’uno all’altro, preludio di una forma ancora più avanzata di collaborazione. Di negativo, c’è l’oggettiva difficoltà di creare qualcosa di nuovo e di inedito, il carattere incognito di questa possibile nuova fase (valute digitali istituzionali).