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La maggioranza discute sulla denominazione del gioco e sul divieto di affissione pubblicitaria, il PD ha presentato un emendamento per ridurre del 50% i punti vendita.
Slitta ancora lo sbarco del Decreto Dignità nelle Aule parlamentari, previsto a questo punto per l’inizio della prossima settimana, lunedì 30 luglio. L’enorme mole di emendamenti presentati (tra i quali tanti concordati all’interno della maggioranza M5S-Lega) sta richiedendo più tempo del previsto per operare i correttivi utili alla manovra.
Tra le ultime modifiche al “decreto dignità” presentate nei vertici di maggioranza, spicca per importanza il cambio di denominazione: non si tratterà più di “giochi e scommesse con vincite in denaro”, ma di “gioco d’azzardo regolamentato”, mentre al posto di “ludopatia” (o “azzardopatia”, utilizzato perlopiù dai 5S), si dovrà parlare di “disturbo da gioco d’azzardo”. A tal proposito, gli spot eventualmente ancora trasmessi dovrenno riportare le avvertenze di “non adatti ai minori” e il rischio con dicitura “azzardo o gioco d’azzardo”.
Per quanto riguarda la pubblicità, si aggiunge agli spot e alla pubblicità online, il divieto di affissione pubblicitaria. La norma riguarderebbe anche i punti e le sale da gioco, per i quali ci si interroga sul da farsi: con il divieto del 14 luglio, come ci si deve comportare per i contratti di pubblicità in corso? Considerando le insegne di esercizio, si dovrebbero rimuovere tutte le insegne, comprese le vetrofanie solitamente presenti sulle vetrine d’ingresso. La multa di €50.000 per ogni tipo di violazione appare in ogni caso spoporzionata, rimangono inoltre dubbi sul soggetto competente all’irrogazione delle sanzioni, l’Autorità garante per le comunicazioni, soggetto non attrezzato a vigilare sulle affissioni di insegne.
Punti vendita “colpiti” anche da un emendamento PD, presentato nelle ultime ore. Il testo prevede la riduzione del 50% dei punti vendita, mediante la previsione normativa di un tetto di 55mila esercizi, nei quali andrebbero ricompresi i 34mila tabaccai dislocati sul territorio. L’emendamento dem ricalca il testo di Baretta durante il governo Gentiloni, bocciato dalla ragioneria di Stato a causa dell’alto costo (fu prevista un perdita di 2 Miliardi di euro). Secondo le stime fornite nell’emendamento attuale, non vi sarebbe alcun impatto sul gettito.
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